Guillaume Moschini
1970
(FRANCE)
FRENCH
L'artista astratto Guillaume Moschini bilancia una pratica artistica a Nîmes e una cattedra di disegno presso la scuola ESMA di Montpellier, Francia.
Moschini infonde la sua ricerca dei maestri della pittura a campo di colore con le proprie metodologie contemporanee e proprietà trasparenti.
Formazione scolastica
Imparando dagli artisti noti per il Movimento Supports/Surfaces, presso la Scuola di Belle Arti di Nîmes, Moschini è stato guidato dai riconosciuti a livello internazionale Claude Viallat, Patrick Saytour e Vincent Bioules.

Tecnica
Nel 1964, il critico d'arte Clement Greenberg al Museo d'Arte della Contea di Los Angeles, intitolò la pittura a campi di colore come Astrazione Post-Pittorica.
Il focus per questi artisti negli anni '60 era una partenza da un'associazione con sentimenti, spiritualità o pennellate espressive.
Proprio come Helen Frankenthaler, il lavoro di Moschini dipende dal processo: tela grezza non preparata, pigmento diluito (inchiostri miscelati, acrilici e diluenti per vernice) e il fenomeno inconscio che si verifica attraverso il processo di creazione artistica.
Lui spiega questa ossessione:
"Quando lavoro, la questione di cosa dipingerò non si pone più. Penso solo a nuovi colori, sovrapposizioni ed effetti di trasparenza."
Nel suo studio organizzato, costruisce composizioni di colore, toni trasparenti, sovrapposizioni e forme. I pigmenti liquidi si fondono nella tela grezza con intenzione precaria. La meditazione sugli strumenti appropriati, l'equilibrio del colore, della forma e del flusso del materiale è la sua strategia. La palette di Moschini viene reinventata per ogni serie, a volte vibrante e a volte attenuata.


Mostre
Il lavoro di Moschini è stato ampiamente esposto in gallerie e fiere d'arte in Francia.
Gallerie
Vedi Galerie, Parigi, Francia
Galleria Éric Linard, La Garde Adhémar, Francia
Galleria Oniris, Rennes, Francia
Galleria Jean-Paul Barrès, Tolosa, Francia
Galleria Da Punto a Punto, Nîmes, Francia
Galleria Alma, Montpellier, Francia
Crediti foto: Jean-Pierre Loubat