
Meno è Meglio: Minimalismo
Minimalismo è un movimento artistico astratto emerso in America negli anni '60, che si riferisce principalmente alla pittura e alla scultura. I pezzi minimalisti non cercano in alcun modo di rappresentare la realtà visiva esterna, utilizzando semplici design geometrici e materiali industriali per privarli di qualsiasi tono ‘emotivo’ o eccessivamente ‘umano’. Le opere di questo movimento includono spesso formati a griglia e seriali ridotti, legandosi all'idea che dovrebbero sfidare qualsiasi attrattiva estetica convenzionale in un radicale allontanamento dalle tendenze dominanti del periodo.
Un movimento radicale
Il movimento ha avuto origine in America negli anni '40 e '50, un periodo durante il quale l'Espressionismo Astratto si è affermato come un movimento artistico popolare che trasmetteva un forte contenuto espressivo ed emotivo, rappresentato famosamente da Jackson Pollock e il suo Action Painting, in cui gocciolava spontaneamente della vernice su una tela. Il Minimalismo si è posizionato come una reazione a questo tipo di arte, influenzato dalle astrazioni degli artisti del Bauhaus come Kazimir Malevich e Piet Mondrian, e dall'uso di materiali industriali invece delle tecniche artistiche tradizionali da parte del movimento Costruttivista dei primi del '900.
Daniel Göttin - 2003 Senza titolo 3, 2003. Acrilico su tessuto di cotone su MDF. 40 x 36 cm.
Un approccio "Meno è di più"
Le opere minimaliste non sono esplicitamente collegate all'artista che le ha create, con molti dei suoi praticanti che credono che l'opera debba avere una propria realtà staccata dalle emozioni e dalla vita dell'artista. L'esistenza fisica del pezzo in sé è enfatizzata, cercando di far reagire lo spettatore esclusivamente all'oggetto di fronte a lui, eliminando altri fattori distraenti. I minimalisti volevano immergere i loro spettatori in un'esperienza che fosse più pura, più diretta e più potente che mai.
Margaret Neill- Spectator, 2018. Olio su pannello. 30,48 x 30,48 cm.
Figure minimaliste
Un'opera innovativa nel movimento Minimalista è stata Tony Smith, il cui "Die", un grande cubo d'acciaio. Sebbene Smith fosse originariamente allineato con gli Espressionisti Astratti, la creazione di questa scultura monumentale è stata rivoluzionaria in quanto Smith l'ha fatta realizzare in una fabbrica e, a differenza dei suoi coetanei Espressionisti Astratti, si è assicurato che il segno della mano dell'artista fosse completamente rimosso.
Il lavoro di Smith ha spianato la strada a un gruppo di artisti che avrebbero continuato lo sviluppo di questo stile in un movimento artistico a tutti gli effetti, uno dei primi pionieri del quale fu Frank Stella, le cui "Black Paintings", mostrate per la prima volta al MoMA nel 1959, consistevano in strisce piatte di vernice nera, ben consapevoli della loro bidimensionalità.
Un'altra figura importante del movimento fu Carl Andre, che condivideva uno spazio studio con Stella e la cui scultura fu esposta per la prima volta nel 1964, noto per il suo uso di materiali come mattoni e lastre di metallo disposti in semplici composizioni geometriche posizionate sul pavimento. A differenza di Andre, Sol LeWitt, un'altra figura importante del movimento, rifiutò l'uso di materiali industriali, utilizzando media tradizionali nelle sue ‘strutture’, reticoli geometrici di forme cubiche che mettevano deliberatamente in evidenza le forme di base e l'impersonalità dell'opera.
Dan Flavin iniziò nei primi anni '60 a creare opere utilizzando strisce di neon, riempiendo un'intera stanza di luce al neon alla Documenta 4 nel 1968, una mossa innovativa che in molti modi richiamava i readymade di Duchamp. Un altro artista importante in questo circolo era Richard Serra, che creò sculture di grande formato in lamiera che, utilizzando lamiera industriale, fungevano da critica sovversiva della sua dominanza.
Tracey Adams - (r ) evoluzione 39, 2015. Cera d'api pigmentata, olio e collage su pannello di legno. 101,6 x 101,6 cm.
Lo Sviluppo del Minimalismo nella Critica d'Arte e nei Saggi
Donald Judd pubblicò nel 1964 il saggio "Specific Objects", in cui scrisse che “Non è necessario che un'opera abbia molte cose da guardare, da confrontare, da analizzare una per una, da contemplare. La cosa nel suo insieme, la sua qualità nel suo insieme, è ciò che è interessante. Le cose principali sono sole e sono più intense, chiare e potenti.” Judd stesso era noto per le sue sculture a forma di scatola, o ‘oggetti specifici’, realizzate in lamiera e plexiglass, che rifiutavano le nozioni di illusione e rappresentavano lo spazio.
Una mostra chiave dell'arte minimalista è stata la mostra “Primary Structures” al Museo Ebraico di New York nel 1966, che ha presentato l'artista Robert Morris. Il saggio di Morris "Notes on Sculpture", pubblicato nello stesso anno, in cui scriveva che “la semplicità della forma non equivale necessariamente alla semplicità dell'esperienza.” Questo afferma l'approccio 'meno è di più' degli artisti minimalisti, per i quali la semplicità di una forma permetteva all'opera di interagire di più con lo spazio circostante e con lo spettatore stesso.
Immagine in evidenza: Claude Tétot - Senza titolo 10, 2018. Olio e acrilico su carta. 70 x 100 cm.