
I Paesaggi Astratti di Franco Fontana
“Lo scopo dell'arte,” dice Franco Fontana, “è rendere visibile l'invisibile.” Questo potrebbe sembrare una cosa strana da dire per un fotografo, dato che lo scopo essenziale della macchina fotografica è catturare il visibile. Ma anche se tutti noi stiamo guardando lo stesso mondo, ciò che ciascuno di noi vede è unico. Ognuno di noi nota elementi diversi dell'universo fisico: forme diverse, colori diversi, forme diverse e oggetti diversi; e ciascuno di noi percepisce nelle cose che vede significati diversi, possibilità diverse e scopi diversi. Ognuno dei nostri mondi visivi privati è un segreto: invisibile, conosciuto solo da noi—salvo, come suggerisce Fontana, che troviamo un modo per renderlo visibile agli altri attraverso l'arte.
Paesaggi naturali
Franco Fontana è nato a Modena, nel nord Italia, nel 1933. Si è autodidatta nella fotografia e all'età di 32 anni gli venivano offerte mostre personali delle sue opere. Da più di cinque decenni viaggia per il mondo (come lo chiama il suo studio), rendendo visibili per noi le meraviglie visive che vede nascondersi davanti ai nostri occhi. Il corpo di lavoro per cui è più conosciuto sono le sue fotografie di paesaggi naturali, che, sebbene puramente realistiche, richiamano il lavoro dei grandi pittori astratti della storia.
Fotografia di paesaggio naturale di Franco Fontana
Le relazioni di colore trascendenti delle sue foto di paesaggi evocano le tele di Mark Rothko e Barnett Newman. Raggiungono la profondità di Hans Hofmann e la sublimazione geometrica di Agnes Martin. La loro stravaganza biomorfica, equilibrio geometrico e tonalità vivide richiamano alla mente il meglio di Alexander Calder, Paul Klee e Joan Miró. La cosa più scioccante è che non sono il risultato di inganni. Se sembrano irreali, impossibili o inquietanti, è solo perché non possiamo credere che tali meraviglie visive esistano intorno a noi tutto il tempo senza che ce ne accorgiamo.
Foto di paesaggio naturale di Franco Fontana
Paesaggi urbani
Fontana ha anche a lungo trovato ispirazione tanto nella città quanto nella campagna. Vede nei nostri mondi costruiti più di semplici edifici, superfici, oggetti e colori. Si impegna con la sinfonia di relazioni che viene costantemente riscritta tra tutti gli elementi fisici del paesaggio urbano. Attraverso la sua macchina fotografica cattura i momenti fugaci in cui ombra e luce diventano solidi come pietra, e il cielo diventa tattile come la terra.
Le forme e le figure che Fontana rivela nelle sue fotografie di paesaggi urbani rivaleggiano con le composizioni dei pionieri dell'astrazione moderna. Parlano di universalità geometriche nella tradizione di Kazimir Malevich. Le loro relazioni di colori primari e il vocabolario di linee e forme sono all'altezza dei più alti traguardi di Piet Mondrian e Theo van Doesburg. Rivelano nel linguaggio visivo quotidiano dell'architettura un'armonia universale. Elevano la realtà ordinaria del mondo costruito, riportandola in equilibrio con la natura.
Franco Fontana - Paesaggio Urbano Houston, 1985 (sinistra) e Paesaggio Urbano Los Angeles, 1991 (destra)
Ombre e asfalto
Oltre a studiare l'architettura della città, Franco Fontana ha trascorso molti anni a catturare altri aspetti di come la società interagisce con l'urbanità. In una serie, che chiama “presenza assenza”, si concentra sulle ombre. Queste immagini continuano la sua esplorazione della geometria, della simmetria e delle relazioni cromatiche che sono sempre presenti nell'ambiente visivo, aggiungendo l'elemento umano, come vissuto attraverso l'intreccio della nostra essenza effimera con lo sfondo di pietra della città.
Franco Fontana - Zurigo, 1981, dalla serie presenza assenza
Franco Fontana - Roma, 1979, dalla serie presenza assenza
In un'altra serie chiamata asfalt, o asfalto, Fontana realizza alcune delle sue insinuazioni più profonde. La serie è una parte documentaristica, che mostra il costante ciclo di decadenza e riparazione in corso nel nostro mondo costruito; è una parte di analisi antropologiche, inquadrando in modi fantasiosi il modo spesso casuale e assurdo in cui le linee stradali dipinte, le frecce direzionali, i simboli istruttivi e le marcature decorative si mescolano tra loro nelle arterie della città; e, in modo brillante, è una parte di indagine estetica formale, che riunisce gli elementi di texture, superficie, linea, forma, modello e colore, in modi che manifestano perfettamente l'immagine astratta suprematista.
Franco Fontana - Asfalto, Francoforte, 2004, dalla serie asfalto
Franco Fontana - Asfalto, Lecco, Italia, 1999, dalla serie asfalto
Dove l'Universo incontra la Mente
È una comune errata interpretazione dell'arte non rappresentativa che essa non possa o non debba correlarsi in alcun modo con il mondo reale. Le fotografie di Franco Fontana sfidano le vecchie nozioni. Non rappresentano la realtà. Non rappresentano nulla. Sono realtà. Ci mostrano il nostro mondo, visto attraverso la prospettiva altrimenti segreta di un artista. Sono astratte, ma si correlano concretamente, direttamente e specificamente alla realtà che tutti condividiamo.
Colore, texture, linea, spinta e trazione in un paesaggio naturale di Franco Fontana
Fontana cita spesso Paul Klee, che disse: “Il colore è il luogo in cui il nostro cervello e l'universo si incontrano.” Fontana aggiunge: “Il colore è anche sensazione fisiologica,” o, “Color is also a physiological sensation.” L'universo potrebbe non essere un organismo che prova sentimenti e pensa. Potrebbe manifestare il colore per motivi puramente oggettivi. Ma per noi, il colore parla di noi stessi: delle nostre emozioni, del nostro senso di significato e storia, dei nostri ricordi e del nostro potenziale. I colori dell'universo entrano nella nostra mente in uno stato grezzo e oggettivo, e lì vengono trasformati e resi personali. Sono ordinari, fino a quando un artista come Franco Fontana non li traduce per noi in qualcosa di sublime.
Immagine in evidenza: Franco Fontana - Paesaggio, Basilicata, 1975, stampa fotografica a colori. © Franco Fontana
Tutte le immagini sono utilizzate solo a scopo illustrativo
Di Phillip Park